Cos’è il welfare state
Il welfare state (o Stato del benessere, o anche stato sociale) è l’insieme di politiche pubbliche messe in atto dallo Stato per garantire il benessere economico e sociale dei cittadini.
Il termine welfare state fu usato per la prima volta nell’Inghilterra del secondo dopoguerra, ma le prime forme di welfare hanno radici più lontane, nell’800, quando la rivoluzione industriale e l’improvviso incremento demografico portarono grande povertà e fragilità sociale.
Da allora il panorama economico e sociale è molto cambiato e le politiche di welfare si sono evolute – e ancora si evolvono – per rispondere alle nuove esigenze. Possiamo però sintetizzare così gli obiettivi perseguiti dal welfare:
- assicurare standard minimi di benessere a tutti i cittadini
- garantire sicurezza economica agli individui e alle famiglie in caso di eventi sfavorevoli di vario genere
- consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità
Modelli di welfare state
Il welfare statale in Italia
Il welfare italiano risponde a un sistema misto, in parte universalistico e in parte occupazionale.
Universalistico perché alcuni ambiti del benessere sono finanziati dalla tassazione generale e sono garantiti a tutti i cittadini. È il caso della tutela alla salute, offerta tramite Sistema Sanitario Nazionale a prescindere dal reddito, e del sistema scolastico, garantito in virtù del diritto allo studio.
Occupazionale perché lavoratori e imprese versando i contributi possono disporre di tutele di vario genere da parte degli enti di previdenza obbligatoria e, una volta ritiratisi dall’attività, percepire una pensione.
Lo Stato però si trova in difficoltà e fa sempre più fatica a finanziare lo stato del benessere.
Il welfare state è ancora sostenibile?
Difficoltà e limiti dello stato sociale
Un insieme di fattori rendono complicato per lo Stato finanziare tutti i bisogni di welfare pubblico della popolazione. La prima complicazione è data dal debito pubblico: circa 2700 miliardi di euro (dato del novembre 2021), senza contare che il rapporto debito/pil italiano resta uno dei più elevati al mondo (154,8%). Tale deficit delle casse statali e la conseguente difficoltà nella gestione dei conti pubblici rischiano di lasciare lo Stato del benessere senza risorse.
In Italia sono anche in corso fenomeni demografici destinati ad avere un forte impatto sul welfare. La durata della vita è in aumento, tanto che secondo l’ISTAT l’età media della popolazione sarà di 50,7 anni nel 2050. Un fattore positivo, sintomo di benessere e di progressi fondamentali nel campo della medicina, ma che unito alla progressiva diminuzione delle nascite fa temere per le pensioni future. Questo perché il nostro sistema pensionistico si basa su un patto intergenerazionale per cui le pensioni vengono pagate con i contributi versati dai lavoratori attivi. Con la durata della vita media che si allunga e il crollo delle nascite rischia di crearsi un disequilibrio: le persone anziane che necessitano di una pensione, di tutele e di assistenza saranno molte di più rispetto ai giovani lavoratori in grado di finanziare il welfare pubblico pagando le imposte e versando i contributi.
Inoltre il panorama lavorativo sempre più precario e discontinuo mal si concilia con un sistema pensionistico che premia le carriere lunghe, secondo il sistema del “più contributi si versano, più alta sarà la pensione percepita”.
Prospettive per un futuro più sereno
La previdenza complementare
Per far fronte al problema della diminuzione della pensione pubblica, le istituzioni hanno varato una serie di provvedimenti volti a sostenere forme di previdenza complementare tramite adesione individuale. È questo il terzo pilastro del sistema pensionistico italiano, in aggiunta alla previdenza obbligatoria e alla previdenza complementare tramite adesione collettiva.
Esistono varie forme di previdenza complementare a cui tutti possono aderire su base volontaria e che si adattano alle esigenze di ognuno. Lo scopo è quello di provvedere al proprio futuro garantendo a sé stessi e ai propri cari risorse sufficienti una volta raggiunta l’età della pensione e tutele economiche in caso di necessità.
Pensione integrativa
In aggiunta alla pensione pubblica a cui tutti abbiamo diritto in qualità di contribuenti, possiamo decidere di sottoscrivere, in forma privata e volontaria, una pensione integrativa. Inizieremo così a costruire, anno dopo anno, una “pensione di scorta”, una cifra importante che potremo riscattare al momento opportuno e che ci garantirà negli anni della pensione un migliore tenore di vita, pari a quello che potevamo permetterci di condurre negli anni di lavoro attivo.
Invalidità permanente e caso morte
Se perdessimo la capacità lavorativa o addirittura la vita in seguito a una malattia o ad un incidente, quali tutele economiche avrebbe la mia famiglia? Esistono forme di previdenza complementare alle quali ognuno di noi può accedere in forma privata e che servono proprio a questo: ad assicurare, quando e se la necessità si presenta, un supporto economico aggiuntivo rispetto ai normali sostegni statali, comunque soggetti a clausole e spesso d’importo insufficiente a garantire la qualità della vita, specialmente nei casi di invalidità più gravi.
Pensare alla pensione, preoccuparsi degli eventuali imprevisti… Nulla di tutto ciò è prematuro perché già oggi abbiamo tutti gli strumenti per provvedere al nostro benessere futuro e assicurare un domani più sereno ai nostri cari.